INTRODUZIONE

La ricerca archeologica di superficie riguardante una vasta area dell'agro centuriato di Adria è iniziata nel novembre 1988 subito dopo la costituzione del Gruppo Archeologico di Villadose, come prima e preminente attività del gruppo. La centuriazione già descritta da R. Peretto e P. Tozzi non era in effetti ancora stata studiata con l'indagine metodica del terreno (ricerca archeologica di superficie). Un tale studio è stato reso particolarmente proficuo a causa della esiguità dei depositi alluvionali sedimentati posteriormente all'epoca romana su gran parte dell'area indagata, fattore indispensabile perchè gli attrezzi agricoli potessero portare in superficie il materiale archeologico. Il tipo di coltivazioni intensive che lasciano il terreno libero nel periodo autunnale e invernale e la loro grande diffusione nel territorio, hanno permesso l'esplorazione metodica di una superficie particolarmente elevata che nel nostro caso ha riguardato il 90% dell'area.
La ricerca, che si è conclusa il 22 gennaio 1995, riguarda un'area di 90 kmq limitata a nord dal fiume Adige; a sud da un paleoalveo del Po (che coincide attualmente con la strada S. Apollinare, Ceregnano, Pezzoli, Cicese); ad ovest da un altro paleoalveo del Po (coincidente con la strada che porta da Rovigo a Mardimago e San Martino di Venezze) e ad est con la strada che congiunge Beverare con Cà Emo e Cicese.


FASE PREPARATORIA

Dopo una ricerca bibliografica riguardante la realtà paleoambientale della regione ed i ritrovamenti archeologici avvenuti in passato, è stato affrontato lo studio delle foto aeree per individuare i limites della centuriazione ed il decorso dei paleolvei. E' stata quindi scelta la cartografia da utilizzare: la Carta Tecnica Regionale della Regione Veneto al 10.000 e le tavolette dell'IGM al 25.000. Sono state riportate sulle mappe le tracce dei cardini e dei decumani visibili al rilievo aerofofogrammetrico ed il loro prolungamento virtuale, in modo da identificare chiaramente le varie centurie. Fotocopie di queste carte, relative alle zone da esplorare, venivano utilizzate durante le uscite per annotare la localizzazione dei siti archeologici.
Si è quindi messa a punto la scheda informativa da utilizzare in occasione della scoperta di un sito (fig. 1). In particolare la scheda raccoglie informazioni su quelle classi di materiali che i ricercatori erano in grado di identificare durante le uscite.
Per ogni sito, dopo aver assegnato una sigla di identificazione, sono state riportate le seguenti informazioni: comune, località, coordinate UTM, data sopralluogo, descrizione topografica e geologica del terreno, dimensioni del sito, rapporti con i limites della centuriazione, densità e frammentarietà dei materiali, presenza di mattoni, mattoni arcuati o semicircolari, tegoloni, coppi, pavimentazioni fittili, scarti di fornace, bolli laterizi, tasselli di mosaico, intonaci dipinti, crustae marmoree, basoli ed elementi edilizi, materiale lapideo, ceramica comune acroma, comune con inclusi, ceramica a vernice nera, terra sigillata, ceramica a pareti sottili, ceramica a pasta grigia, pietra ollare, ceramica di altri tipi, anfore, contenitori per liquidi di piccole dimensioni (brocche, boccali e anforette), lucerne, pesi da telaio, macine, vetri, monete, manufatti e utensili metallici, manufatti non metallici, piombo in lamine o frammenti, chiodi, ossa, altro materiale, cippi.
Veniva anche segnalata la vicinanza ai paleoalvei principali ed ai limites centuriali.
Alla fine venivano riportate eventuali segnalazioni raccolte dal proprietario del fondo o da contadini, riguardanti ritrovamenti avvenuti in passato, lavori subiti dal terreno come spianamenti o rimozioni dei frammenti fittili dalla superficie.
I soci del gruppo sono stati istruiti ed aggiornati sia attraverso incontri con esperti, sia attraverso lezioni pratiche sul campo, in modo da essere in grado di riconoscere con una certa dimestichezza i vari reperti e saper compilare la scheda senza dubbi.
La preparazione all'uscita avveniva dopo aver individuato l'area da esplorare sulla carta al 10.000 ed aver eventualmente ottenuto il permesso e raccolto informazioni dai proprietari dei fondi. Il fatto di annoverare fra i soci del gruppo alcuni agricoltori, che oltre tutto sono profondi conoscitori del territorio, ha facilitato senz'altro questo aspetto della ricerca.
Gli strumenti utilizzati durante le uscite in campagna sono stati i seguenti: tavoletta IGM al 25.000, carta tecnica al 10.000, scheda informativa, binocolo per individuare reperti in lontananza, macchina fotografica, bastone, metro e bussola.


METODOLOGIA DELLA RICERCA

E' stata privilegiata una ricerca a bassa intensità nel territorio compreso fra un sito e l'altro ed una ad alta intensità all'interno del sito.
I gruppi di esplorazione erano composti da un minimo di tre ad un massimo di sei persone. Queste si disponevano a distanze variabili da un minimo di 20 ad un massimo di 100 metri una dall'altra per procedere poi secondo direttrici lineari e parallele. La distanza tra gli esploratori dipendeva dalla visibilità, dalle condizioni del terreno e dall'esperienza di ogni componente.
Il massimo della distanza veniva tenuto nel caso di esploratori esperti dotati di binocolo, in assenza di nebbia e con terreni ben spianati e sminuzzati nella fase che precede la semina; il minimo della distanza in caso di terreno ghiacciato o in presenza di brina, o con nebbia o con terreno appena arato con zolle voluminose.
Una volta individuato un sito archeologico iniziava la fase di ricerca ad alta intensità e il lavoro di compilazione della scheda informativa. Il sito veniva riportato in mappa con l'ausilio di punti di riferimento e quindi misurato: indipendentemente dalla forma geometrica del sito, si misuravano le lunghezze dei due assi maggiori perpendicolari tra loro. Successivamente si passava alla raccolta di tutto il materiale visibile in superficie ad esclusione dei frammenti lapidei da costruzione e dei laterizi (ad eccezione di quelli con segni particolari come bolli, iscrizioni, impronte).
Nella maggior parte dei casi il sito veniva successivamente rivisitato con l'ausilio del cercametalli per incrementare la raccolta di reperti.
La raccolta di materiale compiuta in questa fase aveva lo scopo di caratterizzare e datare il sito individuato.
Si è deciso di segnalare tutti i siti antichi individuati: preromani, romani e medievali.


GESTIONE DEI REPERTI

I reperti una volta lavati e fatti asciugare venivano depositati in una stanza presso il Museo Civico di Rovigo in scatole distinte dalla sigla del sito archeologico di provenienza. Reperti particolari come bolli, manufatti, monete sono stati descritti, misurati e in parte fotografati, in attesa di studi approfonditi da parte degli esperti. I reperti più significativi dal punto di vista didattico sono stati utilizzati per l'allestimento della Mostra Archeologica didattica permanente sulla centuriazione romana a Villadose, ospitata presso il municipio di Villadose.
Per ultimo, tutte le informazioni contenute nella scheda informativa sono state memorizzate in una tabella elettronica al computer per permettere una elaborazione rapida e funzionale dei dati raccolti.


MODALITÀ DI COMPILAZIONE DELLA SCHEDA

Per sito archeologico si intende un addensamento in superficie o in punti chiaramente visibili (per esempio la sezione di un fosso appena scavato) di materiali archeologici indubbiamente riconoscibili come antichi. Spesso durante le esplorazioni si attraversavano territori con chiari segni di antropizzazione antica ma che presentavano solo materiali isolati o molto sparsi (per esempio un frammento di anfora, od un'aletta di tegolone, o un frammento di sesquipedale): in questo caso non si è parlato di sito archeologico. Abbiamo distinto tre gradi di densità e di frammentarietà dei materiali all'interno del sito archeologico che qui sono specificati:

- DENSITA': indica la quantità di materiale fittile visibile in superficie per lo meno riferita al 50% dell'estensione del sito ed alle zone a densità maggiore. DENSITA' RADA: meno di tre frammenti fittili per metro quadro; DENSITA' MEDIA: fra 3 e 10 frammenti per metro quadro; DENSITA' ALTA: piu' di 10 frammenti per metro quadro.
 
- FRAMMENTARIETA': indica il grado di frantumazione del materiale affiorante. FRAMMENTARIETA' LIEVE: presenza di laterizi interi o spezzati in 2-3 parti con loro presenza media su almeno il 50% dell'area; FRAMMENTARIETA' MEDIA: presenza di laterizi frammentati o sporadicamente interi di dimensioni medie superiori ai 10-15 cm di lato su almeno il 50% dell'area; FRAMMENTARIETA' ALTA: assenza di laterizi interi e presenza di frammenti medi di dimensioni inferiori ai 10-15 cm.

Il materiale che identifica il sito archeologico è costituito prevalentemente da laterizi e solo in rari casi si ha prevalenza di materiale lapideo da costruzione.
Per la caratterizzazione del sito archeologico, sono importanti alcuni materiali tipici e difficilmente confondibili, come per esempio i frammenti di anfora, i frammenti di tegoloni con le tipiche alette, i frammenti di sesquipedali dalle misure caratteristiche, alcuni tipi di ceramica come la terra sigillata o la ceramica invetriata graffita di età medievale.
Per siti molto vicini alle abitazioni si possono incontrare difficoltà interpretative in quanto il materiale romano spesso si mescola con materiale di epoca recente.
Un sito archeologico può essere composto da uno o più addensamenti di materiale fittile; in questo caso nel computo dell'estensione si considera la somma delle estensioni. Due addensamenti di materiali archeologici sono considerati come due siti distinti (e quindi indicati con due sigle diverse) quando tra loro c'è una zona di almeno 100 metri priva di frammenti fittili seppur radi. Sono stati indicati con la lettera "A" i siti ubicati nella tavoletta IGM di Anguillara, con "V" quelli ubicati nella tavoletta IGM di Villadose, con AD quelli ubicati nella tavoletta IGM di Adria e con la lettera "R" quelli ubicati nella tavoletta IGM di Rovigo.
Vogliamo ricordare che le informazioni relative ad un sito si riferiscono al momento della scoperta o al momento dell'ultima verifica. Infatti può succedere che da un anno all'altro, con le lavorazioni agricole, si determinino variazioni nell'estensione, densità e frammentarietà di un sito, legate per esempio alla profondità dell'aratura che può portare in superficie laterizi ancora integri ed in aree contigue al nucleo del sito precedentemente segnalato, o alla potenza degli attrezzi usati per sminuzzare il terreno prima delle semine che in certi casi sono in grado di frantumare buona parte dei laterizi. Altre volte le variazioni dipendono dalla costanza del contadino nel rimuovere il materiale dal campo per riutilizzarlo magari nella pavimentazione di carreggiate o nella chiusura di fossati. Altre volte ancora le variazioni dipendono dalla creazione in corrispondenza del sito di cave di argilla o di sabbia, o dalla costruzione di discariche, canali, strade o fabbricati.
La maggior parte dei siti è stata visitata più di una volta e nel caso di cambiamenti nelle caratteristiche del sito, la scheda è stata aggiornata.
Il comune, la località e le coordinate sono ricavati dalle tavolette al 25.000 dell'IGM.
Nella descrizione topografica e geologica ci siamo limitati a segnalare la vicinanza di strade, corsi d'acqua, abitazioni e ad evidenziare particolarità del terreno come dossi, sabbia, tracce o lineazioni visibili sul terreno.
I rapporti con i limites (cardini e decumani) sono stati rilevati sulla carta al 10.000 dopo aver segnato l'esatta ubicazione del sito. Si sono distinte tre possibilità: SITO NEI PRESSI DI UN LIMITE: se ubicato a meno di 100 metri dalla traccia del limite; SITO NEI PRESSI DI INCROCIO: se ubicato a meno di 100 metri dall'intersezione di un cardine con un decumano; SITO ALL'INTERNO DELLA CENTURIA: in tutti gli altri casi.
Nel rapporto con i paleoalvei abbiamo preso in considerazione solamente i paleoalvei del Po e dell'Adigetto segnando un rapporto di vicinanza quando posti a meno di 200 metri da essi.
Per quanto riguarda i materiali viene segnalata la loro presenza in scheda anche in seguito all'individuazione di un solo frammento.


RISULTATI

L'area di studio si estende su una superficie di 90 Kmq, che costituisce la porzione occidentale dell'agro centuriato rappresentandone poco meno del 50% dell'estensione ipotizzata dagli studiosi. Non è stato possibile esplorare sistematicamente una porzione del territorio pari a circa 10 kmq, in quanto occupata da insediamenti abitativi e produttivi, da infrastrutture quali strade e canali, da cave e discariche e da colture pluriennali come frutteti e vigneti. Nel complesso sono stati indagati 80,6 kmq, pari al 90% della superficie allo studio.
Anticamente l'area era attraversata da undici decumani di cui tre a nord del decumano massimo e sette a sud, e da tredici cardini. L'esplorazione metodica è giunta a quelli che, secondo l'interpretazione degli studiosi, dovevano essere i confini occidentale (attuale strada passante per Sarzano, Mardimago, Saline, Anguillara) e meridionali (attuale strada da S. Apollinare per Ceregnano, Lama, Pezzoli, Cicese) della centuriazione. Sono stati trovati numerosi siti romani nei pressi di detti confini nonostante che queste aree, paleoalvei di rami deltizi dell'antico Po, siano state antropizzate in epoca medioevale per la loro posizione elevata e siano ancora oggi occupate da una sequenza quasi continua di insediamenti. A nord vari siti sono particolarmente vicini all'argine dell'Adige che costituisce il confine nord dell'area di studio e addirittura in un caso, un sito è stato rinvenuto all'interno dell'alveo del fiume.
Nell'area di studio sono stati individuati complessivamente 330 siti archeologici distribuiti in modo discretamente omogeneo. Alcune esplorazioni nelle campagne ad ovest della strada che segna l'ipotetico confine occidentale della centuriazione non hanno dimostrato la presenza di siti archeologici di età romana.
Dall'analisi della distribuzione dei siti sembra che non si possano trarre conclusioni circa il numero di insediamenti presenti in ogni centuria in quanto il loro numero è variabile.
Nel lavoro sono stati inseriti anche alcuni siti di età medievale rilevati durante l'esplorazione. Il loro numero alquanto limitato (solamente 4) è da imputare al fatto che gli insediamenti medioevali coincidono pressochè totalmente con gli insediamenti attuali e quindi riguardano aree all'interno dei nuclei abitati ad accesso difficoltoso per le numerose recinzioni e che pertanto non è stato possibile esplorare.
In vari siti sono stati rinvenuti anche materiali veneti come alcune monete, bronzetti e palette, sempre abbinati a reperti di epoca romana. Questo starebbe a dimostrare la presenza di popolazioni indigene di cultura veneta presenti prima o al momento della realizzazione della centuriazione.


CARATTERISTICHE DEI SITI

RAPPORTI CON I LIMITES
Il 47% dei siti si trova contiguo ai limites (il 9% all'incrocio fra un cardine e un decumano) contro il 53% che si trova all'interno delle centurie. Su 100 incroci fra cardine e decumano esistenti nell'area di studio, ben 38 presentano siti archeologici.

ESTENSIONE


L'estensione media è di 2625 mq, per una estensione totale dei siti nel loro globale di 866.150 mq; si è calcolato che i frammenti fittili ricoprono una superficie pari circa all'1% dell'area sistematicamente indagata. Si ha una predominanza dei siti di dimensioni comprese tra i 1000 ed i 5000 mq. (vedi grafico n. 1).

FRAMMENTARIETÀ E DENSITÀ


Si fa notare la netta predominanza dei siti meno visibili, ossia a densità rada e frammentarietà alta. Infatti la densità risulta alta nel 9% dei siti, media nel 45% e rada nel 46%. La frammentarietà invece risulta lieve nel 6% dei siti, media nel 47% e alta nel 47% (vedi tabelle 1 e 2).

MATERIALI EDILI (LATERIZI E LAPIDEI)


Frammenti di mattoni, tegoloni e coppi sono stati ritrovati nella maggior parte dei siti; ridotta invece la percentuale dei siti che hanno offerto laterizi speciali come mattoni arcuati da pozzo (3,3%), circolari da colonna (2,4%) ed elementi da pavimentazione (10,6%). Il tipo più documentato di pavimentazione fittile è quella a mattoncini parallelepipedi in argilla gialla (opus spicatum) di cui si sono rinvenuti elementi in 33 siti. Soltanto in quattro casi sono stati documentati elementi fittili a forma di piccolo cubo con lato di circa 4 cm e in due siti elementi a forma di esagonetta. Alcuni di questi elementi erano bollati. Sono stati documentati bolli a forma di ruota raggiata, stella con raggi, palmetta e in un solo caso, nel sito A1, con le lettere impresse "HI". Inoltre in 3 siti si sono ritrovati frammenti di signino.
In 23 siti pari al 6,9% si sono rinvenuti frammenti di laterizi stracotti che possono essere interpretati come scarti di fornace.
Sono stati raccolti 253 laterizi bollati in 73 diversi siti, con bolli per lo più frammentari fra cui alcuni inediti. Sono rappresentati sia bolli di fornaci private che esemplari di fornaci imperiali Pansiana (in lieve prevalenza sui precedenti).
Su numerosi laterizi sono state individuate impronte di cani e maiali, tanto da far ipotizzare una diffusa presenza di questi due tipi di animale nella centuriazione.
Su vari laterizi sono state identificate iscrizioni (lettere tracciate sul laterizio fresco) in genere attribuibili a segni di riconoscimento eseguiti dagli operai nell'ambito della produzione. Ricordiamo il mattone da V75 con l'iscrizione "SESPDAL XXXX", i due mattoni da pozzo da A11 che presentano rispettivamente una "S" ed una "X" contenuta entro un cerchio, il frammento di tegolone da V14 con iscrizione frammentaria in lettere dell'alfabeto etrusco e il recente rinvenimento di un mattone pedale integro con iscrizione su due righe "TEGELAS CCCX TECTA PEDANI DCCCCXIV"
Materiale attribuibile a dimore di lusso come tasselli di pavimenti musivi (5,4%), crustae marmoree da rivestimento (3,6%) e frammenti di intonaci dipinti (3%) sono stati ritrovati in un numero limitato di siti.
Materiale lapideo da costruzione, costituito prevalentemente da trachite e da scaglia rossa, è stato individuato invece in un'alta percentuale di insediamenti. In particolare la scaglia rossa è stata individuata nel 49% dei siti, la trachite nel 21,8% ed altri tipi di pietra nel 8,5%. In quest'ultimo gruppo è nettamente predominante la pietra di Vicenza.
 
CONTENITORI


E' interessante notare che la ceramica più diffusa, assieme alla comune acroma (60,9%) e alla comune con inclusi (65,7%), è la pasta grigia (63% dei siti). La ceramica a pareti sottili è rappresentata nel 28,5% dei siti sia nella sua varietà grigia che in quella rosata. Frammenti di terra sigillata sono stati rinvenuti nel 49,6% dei siti. Frammenti di vernice nera sono stati rinvenuti in 76 siti.
Alcuni frammenti di contenitori ceramici riportano il bollo del produttore: segnaliamo in particolare "M' CASSI" su ceramica comune con inclusi da A28; un bollo a forma di piccola mano e sei bolli in planta pedis di cui l'unico leggibile integralmente è "ANEMO" (da A10), sono posti su fondi di coppe in terra sigillata. Nessun bollo è stato rinvenuto su frammenti di contenitori in ceramica a pareti sottili, ceramica acroma e pasta grigia. Si segnalano invece due iscrizioni in probabili caratteri dell'alfabeto etrusco: " " su due fondi di ciotola in pasta grigia da Moline (V35) e da Bernardetta (A39) e " " su frammento in vernice nera da Casonetto (V14).
In alcuni casi sono state individuate ceramiche non appartenenti alle classi suddette: si tratta di tipi a diffusione in epoca tarda come la sigillata chiara africana e la ceramica a pareti rosse interne, oppure di quei frammenti che contribuiscono al riconoscimento dei siti di età medievale (ceramica invetriata graffita) rilevati in 11 siti (3,3%).
Per quanto riguarda le anfore, esse sono largamente rappresentate nel 73% dei siti. Alcuni frammenti di collo riportano il bollo della fornace come per esempio "L. SUTORI" da Cambio (V26). Solo in un caso si è ritrovato un bollo "VEH..." impresso in un'ansa, da Taglietto (A16).
I contenitori di vetro sono documentati nel 33% dei siti. Si ricorda il fondo di bottiglia bollato CN[EUS] [C]ASSIAN[US] dalla località Casonetto (V14).
Frammenti di contenitori in materiale lapideo sono stati individuati in 20 siti. In 13 casi (4%) si trattava di frammenti in pietra ollare e negli altri, di resti di bacili o mortai in pietra calcare o trachite.

PESI DA TELAIO


Sono stati rinvenuti 268 pesi da telaio troncopiramidali fittili interi o frammentari in 103 diversi siti. Alcuni di questi presentano decorazioni, bolli o iscrizioni sulle facce anteriori o sulla faccia di vertice. Alcuni esemplari sono in piombo e di dimensioni inferiori.


MONETE


Sono state rinvenute 475 monete in 81 siti diversi. La loro cronologia sembra andare dal II sec. a.C. con le dracme venetiche di imitazione massaliota e vari assi e denari repubblicani, al IV sec d.C. Lo stato di conservazione è in generale scadente per l'ossidazione e le incrostazioni. La monete più rappresentate sono quelle relative al I sec. a.C. e al I d.C.

MACINE


Sono stati identificati frammenti di macine a mano in trachite (sia parti di meta che di catillo) in 25 siti pari al 7,5%. Le loro piccole dimensioni ne giustificavano un utilizzo familiare per macinare i cerali.

LUCERNE


I frammenti di lucerna sono stati rinvenuti in una percentuale limitata di siti. Ricordiamo la lucerna con bollo "ATIME" da località Cagna (V34), un frammento con bollo "AOR" da V23 e un altro con bollo "STROBILI" da A57 oltre a due piccoli mascheroni fittili decorativi di dischi da A9. Ricordiamo anche la piccola lucerna di bronzo rinvenuta a Sarzano (A7).

MANUFATTI DI VARIO USO


Sono stati raccolti 567 oggetti interi o frammentari fra cui attrezzi, pesi, borchie, fibule, bottoni, chiavi, ecc. Un cenno particolare meritano i numerosi pesi da bilancia di piombo e di bronzo sia per bilancie a piatti che per stadere.
Di notevole interesse sono alcuni manufatti attribuibili alla cultura venetica rinvenuti in 16 diversi siti archeologici. Si tratta di 8 bronzetti e circa 12 frammenti di palette rituali rinvenuti in diversi siti della centuriazione concentrati quasi tutti nel comune di Villadose. La presenza dei bronzetti votivi che rappresentano dei cavalieri, degli oranti e delle devote fa pensare alla presenza nel territorio di stipi rustiche in un periodo precedente alla realizzazione della centuriazione. Questi materiali si trovano comunque accostati a materiali di epoca romana databili dal I sec. a.C. al II d.C. Si potrebbe ipotizzare che dopo la realizzazione della centuriazione gli insediamenti precedenti abbiano avuto una continuità negli stessi siti. Questo potrebbe spiegarci il fatto che soltanto la metà circa dei siti individuati si trova in relazione con i limites centuriali. Accanto ai bronzi suddetti sono state individuate anche alcune dracme venetiche di imitazione massaliota emesse dai Veneti nel II secolo a.C.

CIPPI


Sono stati trovati 5 cippi in materiale lapideo, tutti muti, di forma cilindrica in pietre diverse e di dimensioni variabili.

OSSA


Le numerose ossa raccolte ad un preliminare esame osteologico hanno documentato la presenza di cavalli, cani, maiali, bovini e ovini.
Rinvenute anche numerose conchiglie di murex, mollusco di cui i romani amavano cibarsi.


LIMITI DELLA RICERCA


Le deduzioni sull'antropizzazione del territorio in età romana sono limitate da una serie di motivi che possiamo elencare:

  1. L'interpretazione delle foto aeree non offre sufficienti informazioni sulla divisione interna delle centurie tramite i limites intercisivi.

  2. Potevano essere presenti insediamenti edificati in legno, canne e paglia più difficili da identificare con la ricerca di superficie.

  3. I siti sepolti non intaccati da aratro, ripuntatore o scavo di fossati sfuggono e non compaiono tra i risultati della ricerca. Pertanto l'assenza di siti in una certa area potrebbe essere spiegata con forti depositi alluvionali legati a rotte o divagazioni fluviali successive all'epoca romana, oltre che con una assenza di popolamento in età antica. Per dare un senso scientificamente corretto ai "vuoti" della carta archeologica, si auspica l'effettuazione di uno studio geomorfologico e pedologico del territorio: la distinzione tra terreni antichi e recenti e la definizione di aree a deposizione omogenea permetterebbero di definire un quadro realistico del popolamento di età romana.

  4. L'esistenza di aree non ispezionabili (aree urbanizzate con insediamenti abitativi o industriali, aziende agricole, strade, corsi d'acqua e colture pluriennali) la cui stima è pari a circa il 10% del territorio totale, non permette l'identificazione di un certo numero di siti.

  5. La soggettività dei criteri di classificazione per quanto riguarda l'estensione dei siti e la frammentarietà e densità dei materiali, determina un certo grado di imprecisione. Questi parametri mutano con il passare degli anni a causa delle successive lavorazioni agricole a cui il terreno viene sottoposto. Inoltre essi vengono soggettivamente percepiti in modo diverso a seconda delle condizioni stesse del terreno quali per esempio le dimensioni delle zolle, l'umidità e la polverosità.

  6. Le stesse considerazioni sono valide per la raccolta dei materiali archeologici: la ricerca di certe classi di ceramica poco visibili come quella a pareti sottili, può essere risultata negativa in certi siti perchè fatta in condizioni di zolle grosse o di siccità con terreno polveroso. D'altronde a livello interpretativo dei risultati anche il sito più esiguo è importante in quanto potrebbe essere indicatore di un insediamento esteso e soltanto scalfito dalla lama dell'aratro.

  7. Si pongono problemi interpretativi anche per quanto riguarda il tipo di uso dell'insediamento individuato: solo in qualche caso si è potuto distinguere il sepolcreto dall'abitazione e l'abitato rurale dalla villa. Se però consideriamo il tipo di antropizzazione dell'agro, si può ipotizzare che ogni abitazione o gruppo di abitazioni (siti più estesi) fosse dotata della sua area sepolcrale nelle immediate vicinanze. Questo porterebbe alla coesistenza negli stessi siti di materiali provenienti da sepolture e da abitazioni. Più facile è invece distinguere la dimora di lusso per la presenza di materiali molto resistenti come le crustae marmoree ed i tasselli di mosaico o ben identificabili sul terreno come gli intonaci dipinti. A questo proposito sarebbe indicata, perlomeno nei siti più significativi, una rilevazione con reticolo per distinguere la provenienza dei materiali raccolti nelle varie sezioni in cui viene diviso il sito. Tale tecnica potrebbe permettere, in alcuni casi, di distinguere la parte abitativa da quella produttiva e da quella sacra e sepolcrale.

  8. I materiali raccolti sono portati alla luce dall'aratro senza alcuna possibilità di fare distinzioni stratigrafiche. Come esempio riportiamo l'insediamento della villa rustica di Cà Motte che ha restituito in superficie monete dal II sec a.C. al IV d.C. che, evidentemente, provengono da livelli stratigrafici diversi. Riteniamo quindi molto importante che le nostre ricerche, per loro natura limitate al piano orizzontale del suolo, siano integrate da indagini in verticale come scavi o semplici sondaggi con l'eventuale ausilio preliminare della prospezione magnetica, almeno per i siti più significativi.


Nota
Si ringraziano quanti hanno collaborato alla realizzazione di questa indagine ed in particolare le dr.ssa Simonetta Bonomi, ispettrice della Soprintendenza Archeologica del Veneto, il dr. Raffaele Peretto, direttore del Museo Civico di Rovigo e il prof. Enrico Zerbinati per i consigli e le verifiche espressi nel corso dei 6 anni di durata della ricerca.
Indispensabile inoltre l'impegno di oltre 50 soci del Gruppo Archeologico di Villadose che si sono avvicendati nel corso dei sei anni nell'attività di survey.